Proseguono i lavori dell’OCSE sull’imposizione dell’economia digitale

07.11.2019

Il calendario proposto è ambizioso: entro il 2020 gli oltre 130 Stati aderenti all’«Inclusive Framework» dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), tra cui anche la Svizzera, dovranno raggiungere un consenso in merito alle nuove regole previste per l’imposizione di imprese multinazionali. Nelle prossime settimane si svolgeranno a Parigi, nella sede dell’OCSE, consultazioni pubbliche in merito alle proposte formulate.

Il progetto dell’OCSE sull’imposizione dell’economia digitale va ben oltre quanto preconizzato dall’OCSE e dal G20 nel 2015. Le regole che si applicheranno in futuro per l’imposizione di imprese multinazionali non riguarderanno solo attività puramente digitali, bensì interi settori dell’economia. Attraverso misure globali e consensuali si intende evitare una moltiplicazione di regolamentazioni nazionali. 

Il 31 maggio 2019 l’OCSE ha pubblicato un programma di lavoro sulle sfide fiscali dell’economia digitale basato su due pilastri. I dettagli saranno elaborati dai gruppi di lavoro tecnici dell’OCSE. Non sono ancora state adottate decisioni vincolanti. 

Primo pilastro: ai fini impositivi, agli Stati in cui si trovano i clienti o gli utenti sarà attribuita una quota maggiore degli utili consolidati. In futuro questi utili dovranno essere assoggettati anche nel luogo dove sono conseguiti, anche in assenza di una presenza fisica. 

Secondo pilastro: con misure ancora da definire si vuole garantire l’imposizione minima dei gruppi. L’aliquota d’imposta minima applicabile sarà decisa una volta chiariti i dettagli tecnici. 

Consultazioni pubbliche

Nelle prossime settimane l’OCSE terrà a Parigi due consultazioni pubbliche per le parti interessate del mondo economico, scientifico e politico. La consultazione del 21/22 novembre 2019 sarà incentrata sul primo pilastro e tenterà di rispondere a interrogativi quali: come si definisce una «presenza economica significativa»? A partire da quale cifra d’affari si applicheranno le nuove regole? Qual è la soglia per considerare un’impresa altamente redditizia? Vigono eccezioni per i singoli settori? Come si configurano i meccanismi per risolvere le controversie? Il 9 dicembre 2019 le consultazioni verteranno sul secondo pilastro e quindi sugli interrogativi seguenti: su quale utile si calcolerà l’aliquota d’imposta? Sarà applicata un’aliquota d’imposta minima per impresa, per Stato o globale?


E la Svizzera?

La Svizzera si adopera affinché l’imposizione continui a essere effettuata nel luogo in cui viene creato il valore aggiunto e la quota di utile attribuibile agli Stati in cui si trovano i clienti o gli utenti rimanga quindi moderata.

La Svizzera accorda grande importanza alla sovranità fiscale e a una concorrenza fiscale equa, ritenendo un’imposizione minima vincolante sostanzialmente pregiudizievole per l’innovazione e la crescita. Le regole raccomandate dalla comunità internazionale per garantire un'imposizione minima devono rimanere contenute. 

Data l’incertezza sulla configurazione delle nuove regole, non è ancora possibile prevederne gli effetti futuri. È però ipotizzabile una riduzione del gettito dell’imposta sull’utile a discapito delle piccole economie orientate all’innovazione e all’esportazione dotate di un numero importante di imprese multinazionali redditizie quale è la Svizzera. 

Entro inizio 2020 dovrà essere definita l’architettura delle proposte. A giugno 2020 gli oltre 130 Stati aderenti all’«Inclusive Framework» dell’OCSE adotteranno le prime decisioni vincolanti. I lavori dovranno concludersi entro fine 2020.

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